Con che ansia, adolescente allievo del collegio di marina, aveva
aspettato il giorno del suo primo imbarco! Con che passione aveva fatto
il suo primo viaggio, quindici anni addietro! Lo aveva sentito cantare e
sospirare, fremere, urlare e ruggire, quel mostro immane dai grandi
occhi verdi e dal dorso di spume! E lo aveva ammirato nella molteplicità
degli aspetti, soavi e terribili, graziosi e feroci, sempre nuovi e
stupendi; lo aveva amato nella salubre vivezza delle fragranze, nella
dolce giocondità dei ritmici cullamenti. E dopo tante ammirazioni, dopo
tanti amori, lo aveva lasciato! Ma sì, che volete? gli avevano fatta
un'ingiustizia. Le ingiustizie non si sopportano, o si mostra di averle
meritate; nel qual caso non sono più ingiustizie, ne convenite? Triste
cosa, per altro! Aveva sempre sognato una guerra, da far le sue prove
anche lui, da onorare l'Italia, questa lunga penisola che pare una gran
nave imbozzata attraverso il Mediterraneo, e che non dovrebbe starci,
perdio, come un pontone, come una fregata in disarmo. Quella guerra non
l'aveva certamente invocata; il valoroso non invoca i pericoli, che non
sono solamente per sè, ma per tutti; li aspetta, e si prepara ad
affrontarli.
Aspettando la guerra, preparandosi a quella, il soldato serve la patria.
E perchè non l'aspettava egli ancora, passando sopra ad una cattiveria
di ministro? Infine, gli uomini passano, la patria resta. Verissimo,
questo; ma è verissimo ugualmente che son tutte parole. La patria che
resta è sorda, cieca e muta; non vi sente, non vi vede, non vi conforta
per nulla, non vi consola affatto, non vi vendica di quell'altra che
passa, agitandosi intorno a voi, standovi sotto, accanto e sopra, che vi
giudica senza criterio, ammirandovi di fuga quando il caso dà a voi di
far bene e a lei di non poter fare altrimenti, disprezzandovi quando ne
può avere un pretesto, deridendovi spesso e volentieri, ne abbia o non
ne abbia ragione, solo che si presenti un appiglio. La patria grande, la
vera, dopo tutto, si serve con dignità. Levate la dignità al soldato, e
non gli resta più nulla; c'è la morte nell'anima, e il servire è
vergogna.
aspettato il giorno del suo primo imbarco! Con che passione aveva fatto
il suo primo viaggio, quindici anni addietro! Lo aveva sentito cantare e
sospirare, fremere, urlare e ruggire, quel mostro immane dai grandi
occhi verdi e dal dorso di spume! E lo aveva ammirato nella molteplicità
degli aspetti, soavi e terribili, graziosi e feroci, sempre nuovi e
stupendi; lo aveva amato nella salubre vivezza delle fragranze, nella
dolce giocondità dei ritmici cullamenti. E dopo tante ammirazioni, dopo
tanti amori, lo aveva lasciato! Ma sì, che volete? gli avevano fatta
un'ingiustizia. Le ingiustizie non si sopportano, o si mostra di averle
meritate; nel qual caso non sono più ingiustizie, ne convenite? Triste
cosa, per altro! Aveva sempre sognato una guerra, da far le sue prove
anche lui, da onorare l'Italia, questa lunga penisola che pare una gran
nave imbozzata attraverso il Mediterraneo, e che non dovrebbe starci,
perdio, come un pontone, come una fregata in disarmo. Quella guerra non
l'aveva certamente invocata; il valoroso non invoca i pericoli, che non
sono solamente per sè, ma per tutti; li aspetta, e si prepara ad
affrontarli.
Aspettando la guerra, preparandosi a quella, il soldato serve la patria.
E perchè non l'aspettava egli ancora, passando sopra ad una cattiveria
di ministro? Infine, gli uomini passano, la patria resta. Verissimo,
questo; ma è verissimo ugualmente che son tutte parole. La patria che
resta è sorda, cieca e muta; non vi sente, non vi vede, non vi conforta
per nulla, non vi consola affatto, non vi vendica di quell'altra che
passa, agitandosi intorno a voi, standovi sotto, accanto e sopra, che vi
giudica senza criterio, ammirandovi di fuga quando il caso dà a voi di
far bene e a lei di non poter fare altrimenti, disprezzandovi quando ne
può avere un pretesto, deridendovi spesso e volentieri, ne abbia o non
ne abbia ragione, solo che si presenti un appiglio. La patria grande, la
vera, dopo tutto, si serve con dignità. Levate la dignità al soldato, e
non gli resta più nulla; c'è la morte nell'anima, e il servire è
vergogna.