È impossibile immaginare con qualche probabilità come si sarebbe svolta
la serie della nostra vita, se in un momento qualunque del passato
avessimo compiuto un atto diverso da quello che abbiamo compiuto. Ogni
volta che un uomo, anche nel più ozioso vagabondaggio, prende a destra
piuttosto che a sinistra, può produrre una incalcolabile mutazione nei
propri destini, e ignorerà sempre, dolorosamente, la portata di questa
mutazione. Da ciò deriva la scarsa efficacia delle favole morali. Si
racconta ai ragazzi che Ercole figlio di Alcmena, avendo al noto bivio
scelto la via faticosa e aspra, sia perciò, attraverso dodici e più
fatiche, pervenuto alla eccellente condizione e sinecura di semidio.
Ma non possiamo dire in coscienza a che cosa Ercole sarebbe pervenuto
se avesse scelto la strada piacevole e facile. Forse sarebbe diventato
semidio ugualmente, e senza le dodici fatiche; forse sarebbe arrivato
anche più là, l'avrebbero fatto dio addirittura; e non soltanto in
India e in Siria, dove dovette come dio cambiare nome e chiamarsi Rama
e Baal, ma sarebbe successo apertamente a Zeus, invece di Cristo, in
tutto il mondo occidentale: chi sa?
Tutte le favole, di tutte le epoche, sono altrettanto scarsamente
probanti. Cappuccetto Rosso per aver preso la strada più lunga nel
bosco finì divorata dal lupo. Verissimo. Ma se avesse preso la strada
più corta, possiamo noi affermare che non le sarebbe accaduto anche
di peggio? per esempio essere violata da un malandrino, e di lì finire
nella vita disonesta, che, come ognuno sa, è peggiore della morte?
- Bisogna anche considerare che la storia degli uomini celebri per
diventare esempio morale subisce spesso riadattamenti che ne modificano
profondamente la portata. Così dovette avvenire appunto della vita di
Ercole, ch'era l'uomo più celebre del suo tempo. Il fatto del Bivio
ci è raccontato per la prima volta da Prodico sofista, che visse nel
quinto secolo avanti Cristo, cioè circa milleduecento anni dopo Ercole.
Ma su quel fatto c'è in un testo poco noto una versione anteriore a
quella di Prodico, versione che fu poi dimenticata, sommersa dalla
nuova, forse perchè la prima parve un po' cinica. La leggenda poco
nota è questa: Ercole fin da ragazzo aveva sentito dire molte volte
da Alcmena che la virtù è bellissima e il vizio orribile. Trovatosi
al Bivio, vedendo una strada brutta e fetida si cacciò subito in
quella, convinto di entrare nella strada del vizio. Quando s'accorse
dell'errore non era più a tempo a tornare indietro; ciò che del
resto è avvenuto e avviene in ogni tempo anche a uomini comuni, i
quali, avendo, per contingenze o per naturale timidità, cominciata
la carriera di persone per bene, per quanto poi se ne pentano si
trovano siffattamente intricati nella vita onesta che non possono
più liberarsene, e si rassegnano alla virtù per il rimanente dei loro
giorni. -
Non occorre ch'io avverta che quest'ultima divagazione l'ha fatta il
Dàimone, col quale ormai ho stabilito di romperla su tutti i punti. Io
mi sono accontentato di stare per un momento a contemplare i massicci
portoni che debbo attraversare per avventurarmi verso il centro vivo
della città. Chi sa mai chi avrei incontrato, e quale corso avrebbero
seguìto i miei fati, se fossi andato ai Giardini. Inoltrandomi per via
Alessandro Manzoni incontro un tenente dei mitraglieri.
la serie della nostra vita, se in un momento qualunque del passato
avessimo compiuto un atto diverso da quello che abbiamo compiuto. Ogni
volta che un uomo, anche nel più ozioso vagabondaggio, prende a destra
piuttosto che a sinistra, può produrre una incalcolabile mutazione nei
propri destini, e ignorerà sempre, dolorosamente, la portata di questa
mutazione. Da ciò deriva la scarsa efficacia delle favole morali. Si
racconta ai ragazzi che Ercole figlio di Alcmena, avendo al noto bivio
scelto la via faticosa e aspra, sia perciò, attraverso dodici e più
fatiche, pervenuto alla eccellente condizione e sinecura di semidio.
Ma non possiamo dire in coscienza a che cosa Ercole sarebbe pervenuto
se avesse scelto la strada piacevole e facile. Forse sarebbe diventato
semidio ugualmente, e senza le dodici fatiche; forse sarebbe arrivato
anche più là, l'avrebbero fatto dio addirittura; e non soltanto in
India e in Siria, dove dovette come dio cambiare nome e chiamarsi Rama
e Baal, ma sarebbe successo apertamente a Zeus, invece di Cristo, in
tutto il mondo occidentale: chi sa?
Tutte le favole, di tutte le epoche, sono altrettanto scarsamente
probanti. Cappuccetto Rosso per aver preso la strada più lunga nel
bosco finì divorata dal lupo. Verissimo. Ma se avesse preso la strada
più corta, possiamo noi affermare che non le sarebbe accaduto anche
di peggio? per esempio essere violata da un malandrino, e di lì finire
nella vita disonesta, che, come ognuno sa, è peggiore della morte?
- Bisogna anche considerare che la storia degli uomini celebri per
diventare esempio morale subisce spesso riadattamenti che ne modificano
profondamente la portata. Così dovette avvenire appunto della vita di
Ercole, ch'era l'uomo più celebre del suo tempo. Il fatto del Bivio
ci è raccontato per la prima volta da Prodico sofista, che visse nel
quinto secolo avanti Cristo, cioè circa milleduecento anni dopo Ercole.
Ma su quel fatto c'è in un testo poco noto una versione anteriore a
quella di Prodico, versione che fu poi dimenticata, sommersa dalla
nuova, forse perchè la prima parve un po' cinica. La leggenda poco
nota è questa: Ercole fin da ragazzo aveva sentito dire molte volte
da Alcmena che la virtù è bellissima e il vizio orribile. Trovatosi
al Bivio, vedendo una strada brutta e fetida si cacciò subito in
quella, convinto di entrare nella strada del vizio. Quando s'accorse
dell'errore non era più a tempo a tornare indietro; ciò che del
resto è avvenuto e avviene in ogni tempo anche a uomini comuni, i
quali, avendo, per contingenze o per naturale timidità, cominciata
la carriera di persone per bene, per quanto poi se ne pentano si
trovano siffattamente intricati nella vita onesta che non possono
più liberarsene, e si rassegnano alla virtù per il rimanente dei loro
giorni. -
Non occorre ch'io avverta che quest'ultima divagazione l'ha fatta il
Dàimone, col quale ormai ho stabilito di romperla su tutti i punti. Io
mi sono accontentato di stare per un momento a contemplare i massicci
portoni che debbo attraversare per avventurarmi verso il centro vivo
della città. Chi sa mai chi avrei incontrato, e quale corso avrebbero
seguìto i miei fati, se fossi andato ai Giardini. Inoltrandomi per via
Alessandro Manzoni incontro un tenente dei mitraglieri.