Testo - "Due amori" Salvatore Farina

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Una sera io me n'andava errando lungo la spiaggia. Da qualche tempo i
miei nervi mi permettevano le lunghe passeggiate; direi anzi che le
esigevano. Avea volto le spalle ai rumori della città e muoveva lento
verso San Pier d'Arena. La brezza marina increspava leggiermente le onde
che a volta a volta si spingevano a lambire i mìei passi distratti; io
era mesto d'una mestizia dolce che assomiglia a contemplazione, e che
non ha nulla del dolore.

Quando mi sentii stanco, m'inerpicai sopra uno scoglio e m'assisi.

Ricordai allora ciò che il signor S. aveami detto la sera innanzi
dell'isola di Sardegna, e il suo invito di recarmivi con lui per alcuni
giorni. Ma poichè tutta quella notte io m'ero travagliato con codesto
martello, e n'ero uscito saldo come prima nel mio proposito di non
ritornare mai più alla mia patria, volli respingere questo pensiero e
sorriderne. E così feci; e per meglio riuscire, volli divagare il mio
pensiero, e girai gli occhi all'intorno per trovare qualche cosa che mi
suggerisse nuove idee.

La spiaggia era deserta, sabbiosa e seminata di conchiglie, quelle
stesse conchiglie che fanciulletto io raccoglieva nei lidi solitarii
deila mia patria. Il mare frangeva il suo lamento sovra gli scogli con
ritmo severo, come l'aveva udito per tanti anni. Così io mi vidi
riportato alla mia infanzia - la mia infanzia era la mia patria. E allora
mi parve che io fossi un ingrato; e pensai che quella terra ch'io
fuggiva m'avea pure data la luce, e m'avea nutrito coi frutti delle sue
selve feconde. Né a me che avea respirato le sue aure profumate d'aranci
si conveniva di rinfacciarle le sue miserie, fruito più di sventura che
di colpa.

Però da quel punto seguii senza resistervi il corso dei miei pensieri.

Mi ritornò alla mente il volto sereno di mia madre, e i suoi grand'occhi
neri - e i fili d'argento che incorniciavano la fronte rugosa della
povera nonna, la vecchia amica della primissima mia vita. Ripensai i
tripudii sognati sulle sue ginocchia, e le cento storielle delle bigie
notti d'inverno, e i fantasmi del focolare. Salii le note scale, mi
aggirai per le note stanze del tetto che mi avea visto nascere, e rividi
i volti noti che m'aveano prodigato i loro sorrisi. Udii lo scampanare
che mi destava ridente nel mio letticciuolo e le grida assordanti, e lo
sparo dei mortaretti che festeggiavano la buona santa del villaggio; e
vidi riversarsi per le vie sassose una folla variopinta, vestita a cento
fogge, sorridente e gaja come una mattinata d'aprile.

- Così dunque io non rivedrò più quei luoghi che serbano tanta parte di
me medesimo; io non vedrò più le figure abbronzate dei miei compaesani,
non percorrerò più quelle vie, non udrò quelle canzoni e la nenia di
quelle cetre notturne. E non sarebbe certamente un gran disagio
l'andarvi. Quindici giorni; che sono essi quindici giorni per un artista
che non ha altra legge che il suo capriccio?

- Vediamo - mon è che fantasticare, ci s'intende, io ho giurato di non
andarvi e non ci andrò. L'ho giurato! A chi? Perchè l'ho giurato? e qual
danno se io mancassi al mio giuramento? Non è che io voglia patteggiare
colla mia coscienza; ma in fede mia se io non ci andrò, non è certamente
il mio giuramento che deve arrestarmi. Io partirei domani col signor
S. - quel signor S. è una buona persona, che mi ha dell'affetto; per
viaggio non sarei solo. Arriverei fra tre giorni, rivedrei qualche
amico, e lo troverei mutato, rovisterei dapertutto ove io sapessi celata
qualche corda che potesse risvegliare un'armonia sopita nel mio cuore;
visiterei come in mesto pelegrinaggio la mia vecchia casa una volta
popolata da tante fantasie - e i tugurii dei poverelli che erano un tempo
gli amici della nonna - e vedrei forse aprirsi quelle porte tarlate alla
notizia del mio arrivo, e venirmi incontro qualche vecchierella che si
ricorderebbe di avermi portato in braccio, per baciarmi sulla bocca. Poi
m'inoltrerei per un mesto viale, e salutate le mura di un solitario
ricinto, andrei silenzioso a ricercare la tomba de' miei cari per
appoggiare sovr'essa la testa e deporvi una ghirlanda..., però che io
non dormirò l'ultimo sonno accanto a te, povera madre mia.

A poco a poco era scesa la notte; il mare fremeva languidamente alla
guisa d'un cuore innamorato che si stringe al petto della sua donna - la
notte è la negra amica del mare.

Mi ritrassi dalla spiaggia e ritornai sui miei passi.