Testo - "Le nostalgie" Luigi Gualdo

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Spuntava il dì sereno; non aleggiava vento
Sulla spiaggia che il flutto batteva molle e lento,
Da breve ora soltanto s'era levato il sole.
La pura aura marina, che spira fresca ed ole
Con un profumo amaro, facea ondeggiar la tela
D'una tenda costrutta con una vecchia vela.
Non una voce. Solo come un punto in distanza
Qualche barca da pesca che lentamente avanza.
Ma a un tratto dalla tenda una fanciulla bionda,
Bella come la Venere che sorge in mezzo all'onda,
Uscì qual visïone luminosa, inattesa.
Sulle spalle superbe la chioma avea distesa,
Ed il vestito bianco svelava la bellezza
Delle sue forme pari alle antiche in purezza.
I piedi sulla rena lasciavan delicata
Orma di piante e dita che parevan di fata.
Con gli occhi color d'aria dalle arcuate ciglia
Guarda la giovin scena a cui ella somiglia
Con una espressione di gioia giovanile.
- O la freschezza lieta d'un bel giorno d'aprile!
Per toccar le conchiglie s'abbassava talora,
Ed una ne ammirava tutta rosea, e sonora.
Si soffermò un istante, gettò uno sguardo intorno
All'orizzonte chiaro dove brillava il giorno,
Formando una visiera della sua aperta palma,
E poi ridente, piena d'una letizia calma
Corse nel mar, siccome da alcun desir fatale
Attratta, e avviluppata da un fascino ideale.
- Poi le mancò il terreno ed allungò le braccia,
Le aprì, le riallungò, seguendo una sua traccia,
E cominciò a nuotare con leggiadra baldanza.
Già nelle prime mosse pervenne a una distanza
Incredibil dal lido - elegante e veloce.

Non si sarìa potuta richiamar con la voce.
Dritto davanti a lei, rapida e risplendente
Ella fendeva i flutti, e ognor magistralmente
Alzandosi e abbassandosi nel variato suo corso,
Talvolta si voltava e nuotando sul dorso
Guardava il vasto cielo, e sul fianco talvolta
Al lido la dolcissima faccia tenea rivolta,
Giuocando e andando sempre, come fosse rapita
Dai venti e poi talora in estasi infinita
Parea dormisse, chiusi gli occhi azzurri e belli,
Sparsi sul bianco viso i biondi suoi capelli.

Quest'era dall'infanzia il solo suo piacere.
Sempre la si vedeva e per giornate intere
Correre verso il largo. Preferiva il mattino,
L'ora in cui è deserto il lido ed il cammino.
La conosceva appena un vecchio marinaro.

Al bacio sol dell'onde fremea quel corpo ignaro.

Non si potea per essa conoscer la paura.
Appena circondata dall'acqua amara e pura,
Era nel suo elemento; e quando poi serena
E allegra uscìa dai flutti, simile a una sirena,
Il suo bel corpo bianco destava meraviglia.
Pareva il mar sua culla, ella del mar la figlia;
Del vasto oceano ignoto ognor sentiasi amica
Ed ignorava ancora che fosse la fatica.
Con le braccia sublimi qual di marmo animato
L'Ellesponto ella pure avrìa attraversato
Senza paura - ed anco senza desir d'amore!
E spesso nella calma estiva e verso l'ore
Pesanti del meriggio, scotendosi le goccie,
Usciva tutta gaia, e in sulle ardenti roccie
Si coricava offrendo del sole ai caldi baci
Le giovanili forme innocenti e procaci.
Là rimaneva a lungo placidamente, l'alma
Sentendosi confondere alla natura calma.
L'ira degli elementi per lei era una festa
E sorrideva altera in mezzo alla tempesta.
Era una dolce musica per lei lo spaventoso
Rumoreggiar dei flutti che non hanno riposo
E fra le nubi oscure il sibilar dei venti!
- Ma preferìa l'arcano amor degli elementi,
Il lungo bacio queto del pelago alla terra
Allora che dei nembi s'è calmata la guerra,
La molle ondulazione che ne viene dal largo
Quando tutto s'addorme in un lento letargo,
E quando, per cullarle sovra i flutti soavi,
Sembra che il mar domato cerchi le grandi navi.

Quel giorno, ancor più lieta, piena di gioia pura
Nuotava in alto mare in fra l'onde sicura.
Lontana assai da terra si soffermò un istante,
Tra la spuma giocò, poi senza andar più avante
Si coricò e fu immobile - bagnando l'aureo crine
Nell'acqua, che la linea sì delicata e fine
Del viso incorniciava di cristallo verdastro.
- Nel cielo s'innalzava gloriosamente l'astro
Del giorno. - Ed ella alzava al vasto firmamento
Gli occhi che d'azzurro s'empiano e di contento.

Alfin si mosse.
Allora provò una gran sorpresa:
Un giovane mai visto, con una mano tesa
Dritto verso di lei nuotava ed un delfino
Parea, maestoso qual era in suo cammino.