Quale effetto producesse la generosa confidenza nel giovane ingegnere
non è da dirsi. Pensò all'ardua impresa che la fortuna gli offriva, alle
soldatesche austriache che occupavano ogni città, ogni paese di Toscana,
agli amici che perseguitati essi pure non avrebbero potuto prestare
l'opera loro, alle poche conoscenze di cui poteva disporre come quasi
nuovo del luogo, e pensò anche alla difficile riuscita del salvamento,
che, se sortiva esito fausto, era tale da meritarne eterna lode, se
avverso, avrebbe portato sul di lui capo la persecuzione dei tristi e
forse l'esecrazione dei buoni. Restò muto un momento, che non fu di
esitazione, ma di sorpresa, e tornato alla realtà delle cose, raccomandò
ai profughi illustri che non rendessero palese in quella casa l'essere
loro. Disse dal mugnaio, sebbene tutt'altro che patriotta, esservi poco
a temere, mentre era esso un uomo di cuore, e oltre ogni dire ospitale,
ma la casa essere pericolosa come quella nella quale si riducevano
spesso a gozzoviglia gli sgherri sguinzagliati alla caccia dei poveri
sbandati di Roma, che per quei monti cercavano una via di salvezza. Pure
non seppe per il momento quale altro migliore consiglio dare se non
quello di differire la già stabilita partenza fino alla sera; egli
intanto farebbe del suo meglio per trovare ai profughi una via di
scampo. Accettò il Generale la proposta del suo nuovo amico, e lo
ringraziò con effusione di quanto farebbe per lui e pel suo compagno ivi
presente, che gli disse essere uno dei suoi più fidi, il capitano
Leggero, avanzo della legione di Montevideo, e che, quantunque
sofferente per recenti ferite, non lo aveva mai voluto abbandonare,
anche quando sulla costa di Magnavacca lo stesso Generale per il bene di
tutti aveva dato l'ordine di sbandarsi. Narrò poi all'amico le loro
avventure degli ultimi giorni, le sofferenze mentre senza guida e senza
tetto si aggiravano pei monti vicini, poi chiamato il mugnaio gli disse
che dopo l'incontro favorevole dell'ingegnere aveva pensato di ritardare
la partenza fino alla sera, nella quale sarebbe tornato il Sequi a
riprenderlo per dirigerlo a Pistoia per vie più comode che non fossero
quelle traverso ai monti, come insieme al mugnaio avevano divisato di
fare; intanto gli chiedeva ospitalità per quel giorno, al che il buon
uomo condiscese di gran cuore, ponendo a disposizione degli ospiti una
camera ove potessero riposare.
non è da dirsi. Pensò all'ardua impresa che la fortuna gli offriva, alle
soldatesche austriache che occupavano ogni città, ogni paese di Toscana,
agli amici che perseguitati essi pure non avrebbero potuto prestare
l'opera loro, alle poche conoscenze di cui poteva disporre come quasi
nuovo del luogo, e pensò anche alla difficile riuscita del salvamento,
che, se sortiva esito fausto, era tale da meritarne eterna lode, se
avverso, avrebbe portato sul di lui capo la persecuzione dei tristi e
forse l'esecrazione dei buoni. Restò muto un momento, che non fu di
esitazione, ma di sorpresa, e tornato alla realtà delle cose, raccomandò
ai profughi illustri che non rendessero palese in quella casa l'essere
loro. Disse dal mugnaio, sebbene tutt'altro che patriotta, esservi poco
a temere, mentre era esso un uomo di cuore, e oltre ogni dire ospitale,
ma la casa essere pericolosa come quella nella quale si riducevano
spesso a gozzoviglia gli sgherri sguinzagliati alla caccia dei poveri
sbandati di Roma, che per quei monti cercavano una via di salvezza. Pure
non seppe per il momento quale altro migliore consiglio dare se non
quello di differire la già stabilita partenza fino alla sera; egli
intanto farebbe del suo meglio per trovare ai profughi una via di
scampo. Accettò il Generale la proposta del suo nuovo amico, e lo
ringraziò con effusione di quanto farebbe per lui e pel suo compagno ivi
presente, che gli disse essere uno dei suoi più fidi, il capitano
Leggero, avanzo della legione di Montevideo, e che, quantunque
sofferente per recenti ferite, non lo aveva mai voluto abbandonare,
anche quando sulla costa di Magnavacca lo stesso Generale per il bene di
tutti aveva dato l'ordine di sbandarsi. Narrò poi all'amico le loro
avventure degli ultimi giorni, le sofferenze mentre senza guida e senza
tetto si aggiravano pei monti vicini, poi chiamato il mugnaio gli disse
che dopo l'incontro favorevole dell'ingegnere aveva pensato di ritardare
la partenza fino alla sera, nella quale sarebbe tornato il Sequi a
riprenderlo per dirigerlo a Pistoia per vie più comode che non fossero
quelle traverso ai monti, come insieme al mugnaio avevano divisato di
fare; intanto gli chiedeva ospitalità per quel giorno, al che il buon
uomo condiscese di gran cuore, ponendo a disposizione degli ospiti una
camera ove potessero riposare.