Testo - "Nel sogno" Neera

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E allora, sì, visse come egli aveva sognato, dividendo la vita degli
astri, del fiore, dell'ape, del vento, della fonte, del sasso; bevendo
la rugiada nel concavo delle foglie, coricandosi sotto le stelle, così
riamato nel suo amore per la natura che il freddo non lo toccava, nè
lo molestava il sole, e gli umidi prati non serbavano per lui nessun
veleno.

Tutto ciò che era animale sembrava fondersi in quel contatto
ininterrotto di forze vegetali. La completa assenza dei suoi simili,
l'astensione dai cibi di carne e dalle bevande alcooliche, avevano
purificato in tal modo tutte le cellule del suo io che perfino il
volto, l'espressione, i movimenti erano quelli di un essere a parte,
quasi un anello gettato al di là dell'uomo, un tentativo sublime e
pazzo di congiungersi alla divinità incorporea.

Toccava allora la fine della gioventù, il momento disperato dei grandi
ardori e delle supreme battaglie, quando, nella pienezza delle sue
forze, la volontà dell'uomo domina sensi e pensiero.

Serrate le braccia sul petto a guisa di corazza, egli amava guardare
dalle più alte rupi il fondo della valle, dove una via biancheggiante
fra i castagni conduceva alla città. Il suo occhio acuto di montanaro
gli faceva scorgere tutti i particolari della discesa lungo la linea
serpeggiante del sentiero, e la sua fervida immaginazione, eccitata
dalla solitudine, lo riconduceva sulla scena del mondo, ricordandogli
parole e cose, fatti e persone, con una evidenza tale che egli aveva
bisogno di gettarsi indietro, di alzare la testa al suo cielo ed alle
sue vette per persuadersi che il passato era morto per sempre. Come si
sentiva felice allora!