Testo - "Una Donna" Sibilla Aleramo

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Poi... Io leggevo nei libri vicende d'amore e d'odio, osservavo simpatie e antipatie nella gente del paese, credevo di saper già molte cose sulla vita, ma ero incapace di penetrare la dolorosa realtà della mia casa. Passavano i mesi, cresceva la tristezza della mamma, si diradavano le attenzioni del babbo per lei, le passeggiate in comune, ed io che non ero già più una bimba, continuavo nella mia vita come se nessuna minaccia si addensasse intorno. Perchè? M'assorbiva, sì, come nell'infanzia, l'ammirazione per mio padre; ma ciò non basta a spiegare la mia cecità. Forse la mamma stessa, in un doloroso pudore del suo male, evitava una confidente troppo immatura, troppo esclusivamente dedita a colui che le causava dolore, e lasciava che il tempo scorresse, nell'attesa vaga e stanca di qualche occasione provvidenziale.

In paese ella doveva suscitare una certa simpatia per la gentilezza dei modi e l'aspetto soave, benchè avesse cessato per imposizione del babbo ogni pratica religiosa, e ciò facesse mormorar le più beghine.

Chi sa se fin dai primi tempi la immaginarono poco felice con un marito e con una figlia quali eravamo io e mio padre? Perchè verso quest'ultimo s'era ben presto accesa una sorda ostilità. Non c'erano, di ricchi, nel paese, che il capitalista proprietario della fabbrica, quasi sempre residente a Milano, e un conte, padrone di quasi tutte le terre, il quale faceva rare apparizioni colla sua signora, un grosso idolo carico di gioielli, al cui passaggio donne e uomini si curvavano fino al suolo. Una decina d'avvocati, annidati in un circolo di civili, suscitavano e imbrogliavano lunghe liti fra i piccoli proprietari dissanguati dalle tasse. Se si aggiungono alcuni preti e mezza dozzina di carabinieri, ecco tutta la classe dirigente del luogo. Mio padre non solo non aveva dato segno di accorgersi di loro, ma aveva respinto con impazienza un banchetto che avevano voluto offrirgli, insieme alla presidenza di non so quali istituzioni antiche e pompose e senza fondi. La cosa era inaudita, come inaudito e quasi offensivo era il fatto ch'egli rinviasse sistematicamente quanti gli portavano regali. Quante volte delle donnicciuole uscivan da casa nostra stupefatte e disperate, perchè il babbo non aveva accettato i polli coi quali esse volevano intenerire il suo cuore in favore dei loro figliuoli!