Testo - "La guerra del Vespro Siciliano" Michele Amari

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Avvegnachè il bel paese già si disputava acerbamente tra la Chiesa e
l'impero. Dietro la occupazion di Carlo Magno e degli Ottoni, la più
parte d'Italia era rimasa sotto la signoria feudale degl'imperatori
d'Occidente. Succedettero i dappoco a quei forti; i grandi feudatari
laceraron l'impero; tosto divenne nulla o nominale di qua dalle Alpi
la tedesca dominazione. E in questo, crescea la Chiesa, e confortava
gl'Italiani alla riscossa, con lo scritturale spirito di uguaglianza e
di libertà. In questo, la industria, il commercio, le scienze, le
lettere rinasceano in Italia a mutare le sorti del mondo. Quegli
esercizi, quelle discipline, trasser fuora dalla cieca moltitudine di
plebi, vassalli, e nobili minori, un'ordine nuovo: il popolo, ch'è
solo fondamento ad uguaglianza e viver libero. Donde, volgendo
prestamente la feudalità all'anarchia feudale, e questa nel nuovo
ordine imbattendosi, sursero nel secolo undecimo repubbliche
mercantesche; nel seguente e nel decimoterzo, la Lombardia e la
Toscana fioriron di città industri e guerriere, che scosso ogni giogo,
si governarono a comune: e i feudatari si fecero cittadini o
condottieri, alla lor volta richiedendo il sostegno delle città
divenute più forti. E quando il reggimento di pochi o di un solo
occupava alcuna città, d'altra fatta esso rinasceva, e meno tendente a
barbarie; perchè non più n'era fondamento la ignava necessità del
vassallaggio, ma la divisione o l'inganno de' cittadini; i quali, se
metteansi il giogo sul collo, non mutavano i modi del vivere, nè
perdeano la virtù di affranchirsi. Rinnovellandosi in tal guisa gli
ordini civili, fortificossi la virtù guerriera; si rianimarono le
virtù cittadine; si apersero gl'ingegni agli alti concetti della
filosofia e della politica; una forza ignota agli oltramontani
solidamente feroci, scorse di nuovo per le vene dell'italian popolo,
stato dianzi signore del mondo. Il perchè gagliardamente ributtaronsi
gl'imperatori accaniti con loro masnade a ripigliare il dominio; ma
non tolleraronsi gli ordini, che poteano scacciarli per sempre. E 'l
rapido accrescimento dell'ordine popolare ne fu cagione. Perocchè in
altre nazioni, generandosi lentamente, fu adulto assai secoli
appresso, quando la monarchia, domi i baroni, avea consolidato e reso
uno il reame; onde il popolo, riscotendosi, fu animato da virtù
nazionale. Ma in Italia surse mentre province e città erano più
stranamente divise dall'anarchia feudale; laonde, non veggendo altro
che i propri confini, quei popoli presero umori e virtù municipali.
Operose virtù, che prodigiosamente aumentarono la possanza di ogni
città; ma tolsero al tutto che l'universale in reggimento durevole
s'assestasse. Così se in alcuna provincia si feano accordi a comune
difesa, nè alle altre si estendeano, nè duravano oltre l'immediato
bisogno. Difformi i reggimenti, e mutabili, e incerti; e qual città si
ricattava, qual ricadea sotto immane tirannide. Brulicavano in Italia
cento e cento piccoli stati, pieni di passioni, di vita, di sospetti,
di nimistà; pronti a servir ciecamente ad ambizioni maggiori, che nel
parteggiare trovavan campo, e più rinfocavano a parteggiare.