Testo - "Lezioni e Racconti per i bambini" Ida Baccini

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Si deve cominciar proprio col "c'era una volta?" Perchè no, quando
quelle parole magiche evocano tutto un mondo di fate, di maghi, di
belle regine, di castelli incantati e di uccelli dal canto melodioso?
Oh le novelle! Le novelle che ci raccontava la nonna nelle lunghe
serate d'inverno, quando le legna scoppiettavano nel cammino, e di
fuori muggiva il tramontano, ditemi, chi le ha dimenticate? Io no
certo. A me le raccontava invece la mamma, la buona mamma mia, che ora
è morta. Sedevo su un panchettino di legno, ai suoi piedi, puntavo i
gomiti sulle sue ginocchia e con la faccia appoggiata tra le mani,
stavo a sentire. E m'intenerivo sui casi di Berlinda, fremevo alle
tirannie di Barbablù, applaudivo all'animo gentile delle fate pietose,
che spianavano la schiena ai bambini gobbi e rendevano la salute e la
gioventù alle buone vecchine.

Poi a poco a poco le fate, le principesse, i mostri si dileguavano
come nuvole di nebbia: il fuoco non scoppiettava più, il vento taceva,
e.... un letticciuolo caldo accoglieva tra le sue coltri ospitaliere
una bambina addormentata.

Or bene: ritorniamo piccini un'altra volta e siate contenti ch'io vi
racconti una storiella, una storiella vera, però.

Sappiate dunque che molte centinaia d'anni sono, alcuni uomini
istruiti si erano messi in testa di fabbricar l'oro a furia di
preparazioni e d'intrugli. Nè le loro pretese si limitavano a ciò:
essi volevano trovare un rimedio a tutti i mali che affliggono
l'umanità e per conseguenza anche alla morte: si arrabattavano perciò
a pestar polveri, a preparare unguenti, a far bollire calderotti,
pieni di sostanze strane, ributtanti e spesso pericolose. Ma l'oro non
veniva e la gente seguitava a morire come se nulla fosse. Paiono cose
incredibili, non è vero? Eppure a' quei tempi, si commettevano e si
tenevano in conto di verità indiscutibili ben altre stoltezze.

In Amburgo, che è una città della Germania, viveva un certo Brandt,
mercante di condizione. Pare che la mala riuscita dei suoi affari lo
persuadesse a cercare una via di guadagno nelle ricerche
dell'Alchimia, parola con la quale gli uomini di cui vi ho parlato
battezzavano i loro ridicoli tentativi.

Standosene un giorno nel suo laboratorio, intento a far bollire al
fuoco violento d'un gran fornello diverse sostanze, fra le quali era
mescolata dell'orina, ottenne inaspettatamente e con suo grandissimo
stupore, non l'oro agognato, non il rimedio universale, ma una
materia singolare, strana, somigliantissima alla cera bianca. Aveva un
leggiero odore d'aglio e, cosa più bizzarra ancora, risplendeva
nell'oscurità.

Quest'ultima proprietà le valse il nome di fosforo, che vuol dire
portaluce.

Le molteplici esperienze fatte da altri uomini dotti provarono che
questa sostanza esiste in gran quantità nelle ossa di tutti i
mammiferi cioè di quegli animali che nascono colle forme del corpo
eguali a quelle della loro madre e poppano il latte delle sue
mammelle.

A questo punto è necessario ch'io vi rivolga una domanda: lo sapete,
ragazzi, come facevano gli antichi a procurarsi il fuoco? No! Ve lo
dirò io.

Nei tempi primitivi, quando non era ancor conosciuto l'uso dei
metalli, gli uomini si fabbricavano le armi con pezzi di selce e di
legno: e mentre attendevano a ciò, s'accorsero che dalla confricazione
violenta di queste due sostanze uscivano delle scintille, le quali,
poi, divampavano in fiamme.

Questo rozzo metodo, dovuto al caso, si andò gradatamente
perfezionando, fintantochè fu inventato l'acciarino, il quale non è
altro che un pezzetto di acciaio, che i nostri nonni battevano sulla
silice, o pietra focaia, per farne scaturire la scintilla. O come
accade ciò? Ecco: battendo rapidamente una lama di acciaio sulla
silice, le estremità taglienti di questa pietra sì dura fanno un
leggiero solco sulla lama e la riscaldano, nel tempo stesso che in
quel punto ove la solcano, spicca una minutissima scheggia di metallo,
la quale essendo già riscaldata, s'infiamma tostochè trovasi isolata
dall'acciarino e a contatto dell'aria. L'esca, poi, che si mette a
contatto della pietra focaia, affinchè pigli fuoco, è una materia che
cresce sulla querce, e viene conciata e preparata con sostanze atte a
incendiare facilmente.

Ma la scoperta del fosforo c'insegnò un modo più spiccio per
procurarci il fuoco: esso ha, come vi ho detto, la strana proprietà di
essere costantemente luminoso nell'atmosfera e di manifestarsi,
nell'oscurità, con una luce più viva. Ebbene l'industria ha applicato
questa proprietà del fosforo alla fabbricazione di quei fuscellini di
legno o di cera, comunemente detti fiammiferi; essi sono ricoperti, ad
uno dei loro capi, da un miscuglio di fosforo, di zolfo, di clorato di
potassa e di gomma colorata in verde, giallo, rosso o turchino; e
basta sfregarli sopra un corpo scabroso o secco, affinchè prendano
subito fuoco.

Nessuno, certo, potrebbe disconoscere l'utilità grande di questo
trovato: ma non meno il pericolo di dar fuoco alle case e alle
persone, come pur troppo ce lo dimostrano i casi lacrimevoli che
tuttodì accadono sotto i nostri occhi.

È da aggiungere che il fosforo è uno dei veleni più potenti: e che
perciò i bambini non dovrebbero mai toccar fiammiferi senza il
permesso della mamma. La presenza del fosforo nella natura da origine
a fenomeni curiosissimi: Chi di voi, nelle quete sere di giugno, non
ha visto le lucciole svolazzare, qua e là, tra il grano e i canneti?
Ebbene: quella luce che esse hanno nella parte posteriore del corpo,
non è altro che una piccola quantità di fosforo. Nè solo i mammiferi e
gl'insetti producono fosforo: ma anche i pesci. E spesso, in alto
mare, le navi solcano larghe e lunghe strisce di onde, rese luminose
da una quantità immensa di animaletti fosforescenti.

Eccoci alla fine della nostra lezioncina. Mi perdonate se ve l'ho
battezzata per una novella? Avevo tanta paura che la saltaste a pie'
pari! Ora noi sappiamo perfettamente che il fosforo è un corpo il
quale ha l'apparenza della cera, di cui possiede la semi-trasparenza,
il colore e la mollezza: sappiamo che il suo carattere principale è
quello di mostrarsi luminoso nell'oscurità, mediante il semplice
contatto dell'aria: sappiamo che il Brandt, mercante di Amburgo, lo
scoprì verso il 1669....

Ma se vi ripetevo i casi di Berlinda e le bricconate di Barbablù, che
cosa avreste imparato? Ditemelo!