Testo - "Dallo Stelvio al mare" Massimo Bontempelli

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E poi c'è anche qualche cosa di più. Un sentimento molto onesto e
spontaneo, che è piacevole e consolante riconoscere. Ed è, che ciò che
è avvenuto par loro naturalissimo. Sono sempre stati e si sono sempre
sentiti italiani così intensamente, così ingenuamente, che il suggello
politico alla loro italianità non ha per essi nulla di maraviglioso:
è appunto quell'elemento che solo mancava al compiuto equilibrio delle
loro condizioni esteriori di nazionalità, ma nell'intimo, nell'animo,
l'equilibrio era già raggiunto da un pezzo, non era stato scosso mai.
E sono i turbamenti dell'animo quelli che lasciano più dura traccia
e più lunga memoria e maggior desiderio di rinfrescare e rivangare
continuamente il passato anche dopo che è stato superato da un pezzo.
Per queste ragioni - o per altre forse più sottili - Ala è tranquilla.
Non è indifferente. Ama i soldati numerosissimi che la occupano e
l'avvivano, accoglie con piacere i visitatori che vengono dalle città
più lontane e più antiche del regno. Questa tranquillità del resto non
impedisce le manifestazioni simpatiche, che si rinnovano per esempio
ogni sera quando in piazza Antonio Cantore suona la banda militare,
eseguendo specialmente marce guerresche e inni patriottici. Degli inni
patriottici il più popolare è anche qui quello di Mameli.

Questa stessa tranquillità serena v'impedisce di accorgervi subito
del disagio che la condizione di Ala ha necessariamente lasciato tra
gli abitanti. Per esempio, non vi avvedete subito dell'assenza di
uomini. Tranne qualche giovane che combattendo in Galizia fu ferito,
ed era qui a curarsi quando l'occupazione italiana lo raggiunse e lo
liberò dall'obbligo doloroso, non ci sono qui, di maschi, che pochi
vecchi e molti fanciulli. Ma in compenso ci sono tanti soldati e noi
abbiamo talmente fatta l'abitudine in altre città - basterebbe Verona
per citarne una - alla preponderanza dei militari, che non ci rendiamo
conto dell'assenza di uomini del paese. Mi pare che anche le donne di
Ala abbiano la stessa impressione.... Non sono tutte straordinariamente
belle le donne di Ala. Ma hanno, specialmente le fanciulle, una grazia
morbida di sguardi e di voce che mi ricordò subito con dolce sorpresa
le loro sorelle di Zara. Sia la somiglianza di buon augurio per le
zaratine e per la loro terra. Quando avrò aggiunto che ad Ala non ho
trovato nessun segno superstite del regime austriaco, e segni ce ne
dovevano essere ben pochi - forse soltanto le buche delle lettere e
le insegne dei tabaccai che furono subito rinverniciate -, e che nella
casa che mi ospitò la notte (gli alberghi son pieni) il mio sonno era
vigilato dai ritratti di Carducci, di Garibaldi, di Cavallotti e di
De Amicis - credo che il lettore potrà lasciarmi uscire da Ala, e che
vorrebbe accompagnarmi fuori, più in là, più su a ritroso dell'Adige,
il più vicino possibile a Rovereto.