Testo - "Margherita Pusterla: Racconto storico" Cesare Cantù

chiudere e iniziare a digitare
Dalle anguste o distorte vie mal argomentereste la miseria della città;
che quanto anzi fosse ricca e popolosa ce ne dà indizio una statistica
di quei giorni. Contava essa (per dirne alcun che) tredicimila porte con
seimila pozzi, uno più uno meno: quattrocento forni di pane, s'intende
di mescolanza, che pel bianco n'aveva uno solo alla Rosa; mille taverne,
oltre cencinquanta locande: tremila macine da molino, servite da seimila
bestie da soma: a duecentomila salivano gli abitanti, di cui un quinto atti
alle armi, ducento causidici, altrettanti medici, mille notaj, settanta
maestri d'elementi, quindici di grammatica e logica, cinquanta copisti di
libri, i Remondini ed i Bodoni di allora; oltre ottanta fabbri-ferraj e
maniscalchi, quattrocento beccai, trecentottantacinque pescivendoli, trenta
fabbricatori di sonagli, cento d'armadure, e innumerabili lavoratori,
negozianti e ritagliatori di panni e di sete, per cui comodità si
tenevano quattro fiere all'anno e mercati quotidiani.

Non accompagnerò in altre minuzie lo statistico, il quale sa fin dirvi
che si consumavano in città ogni anno cinquantamila carra di legna, il
quadruplo di fieno, seimilacinquecento staja di sale: ogni settimana si
ammazzavano da settanta a ottanta bovi ingrassati; e al tempo delle
ciliegie ne entravano sessanta carra al giorno; che nella sola città si
numeravano seimila novecento quarantotto cani; fra la città e la
campagna cento astori nobili e il doppio falconi, oltre sparvieri senza
numero.

Io che, per prova, non mi fido alle cifre esibite dalle statistiche
odierne, molto meno voglio spacciarvi per di fede queste d'allora:
bastandomi vi diano in di grosso un'idea del quanto allora si vivesse
diverso dal presente.

Ancor più diversi erano gli uomini che popolavano la Lombardia e tutta
Italia. Prima di ogni altra nazione si erano alzati dall'invilimento, cui
gli avevano ridotti le orde settentrionali: il commercio, le navigazioni,
le ricordanze e i resti degli antichi municipj, la necessità della
difesa, le lettere, la religione gli avevano ajutati a costituirsi in
altrettante repubbliche quante erano le città.

La lotta degli imperatori tedeschi non fece che consolidare la civile e la
politica libertà, fra cui si svilupparono le forze tutte del corpo, del
cuore, dell'intelletto. Soldati valorosissimi, i più arditi marinaj, i
più lauti negozianti, essi ridestarono la pittura, l'architettura, la
poesia: visitate l'Italia, e ad ogni città chiedete quando si cinse di
mura, quando frenò o guidò quei fiumi, quando fabbricò quei porti,
quelle ampie dogane, quei palazzi del Comune, quelle cattedrali, e tutte vi
risponderanno che fu nei tre secoli de' governi popolari, quando
nell'integrità di sue forze, usciva dal feudalismo, e ricuperava il
sentimento della propria esistenza. Prosperità originata dagli sforzi
individuali di persone, che ciascuna credevasi qualche cosa da sè; onde
l'impulso indipendente dei singoli produceva l'avanzamento di tutti. Caduti
quei governi in mano de' tirannelli, ben s'ingegnarono questi di soffocare
quel vivo sentimento dell'individualità, ma il riuscirvi era serbato a
tempi di pacata oppressione, in cui il popolo non fosse più valutato se
non per la quota che contribuisce all'esattore.

Ma per allora, quelle cento repubblichette erano altrettanti centri di
attività, di cognizioni, d'emulazione artistica e mercantile; sicchè,
per tacere l'incontrastata primizia del sapere e dello arti belle, Italia
da sola era più ricca di denaro che tutta la restante Europa: Romeo de'
Pepoli bolognese aveva col commercio acquistata una rendita di cenventimila
fiorini cioè un milione e mezzo di franchi: Mastino della Scala dalle
città sue traeva settecentomila fiorini, quanti appena ne ricavava dalle
sue il più ricco re, quello di Francia; fra i Bardi e i Peruzzi di
Firenze prestarono alla Corona d'Inghilterra sedici milioni e mezzo di
franchi; e sì che allora il denaro era cinque o sei volte più raro
d'adesso.

Dovrò io al lettore italiano domandare perdono se, qui sulle prime, svio
dal soggetto per rammentare con compiacenza gli antichi vanti della patria
nostra? Pur troppo nel seguito del nostro racconto ci accadranno tutt'altro
che piacevoli argomenti di digressione.