Testo - "Carta bollata" Salvatore Farina

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Lo chiamavano Maestro, benchè egli con la superbia d'essere
solamente scolaro della natura, avesse in supremo disprezzo
gl'insegnamenti che un uomo può dare a un altro suo simile. Non aveva
egli disertato Brera a diciott'anni, perchè all'accademia, a disegnare
un gesso immobile, più d'uno ha sciupato l'esistenza? Diciamo
l'esistenza per dire, ma dando retta a Giusto dovremo dire che molti
hanno guastato la mano, l'occhio, l'intelletto d'artista, e sono
rimasti tutta quanta la vita copisti. Perciò egli aveva piantato il
gesso immobile e scialbo, e dando al professore dell'asino, se n'era
andato di buon passo fuori di Porta Ticinese, a empir l'occhio di
belle linee mobili e di colori trasparenti.

Assicurava che la prima lezione di colore gliel'aveva data una roggia,
entro la quale l'acqua si moveva appena, dando tutti i riflessi delle
nuvole splendenti pel sole di maggio. La gran maestra gli aveva detto
allora per la prima volta: Giusto mio, lascia il carboncino, piglia
la tavolozza e il pennello, guarda bene e cerca di far come me; sarà
forse la disperazione di tutta la tua vita, perchè io farò quasi
sempre meglio, ma se tu hai qualche cosa dentro e riesci a metterla in
luce, sarai un grand'artista e la gente, che me non guarda nemmeno,
ammirerà l'opera tua.

Da quel giorno di maggio, Giusto, cacciato dall'accademia per aver
detto al professore una verità sacrosanta, non aveva avuto altri
maestri fuor che la natura.

E poco dopo lo scolaro aveva avuto il battesimo di maestro dagli
allievi suoi, e perfino dai colleghi ed emuli, che in arte, dove
cessano le miserie delle scuole e delle regole, comincia l'anarchia
intellettuale e si trova un briciolo di giustizia per dire lealmente a
un compagno amato: tu sei un grande artista" ovverosia "tu sei una
bestia.

Ma perchè, arrivato a questo punto luminoso, l'artista non è felice?

Perchè spesso manca all'uomo glorioso quasi tutto; perchè la gloria è
una cosa, l'appetito è un'altra; perchè a una certa età, quando sono
entrate nel cervello le visioni d'una vita tranquilla, accanto al
focolare caldo, con una compagna buona, la quale all'occasione possa
fare la modella ad un capolavoro impaziente, l'artista, che ha cercato
nella natura l'anima delle cose, si sente infelicissimo non potendo
dare tutto se stesso a un'altra anima cara.

I pittori italiani, a qualunque scuola appartengano, spesso per
scarsità di companatico rimangono scapoli tutta la vita; li vedete,
già canuti, gironzare ancora intorno all'ideale perduto, senza
arrischiarsi al matrimonio; alcuni si pigliano in casa una modella
belloccia, affamata quanto loro, a dir poco, per fingere la felicità
della casa e della famiglia, e se hanno fortuna, da queste finzioni
non nascono figliuoli, ma semplicemente bozzetti e quadri che
rimangono invenduti quando i nababbi italiani non li comprano per un
tozzo di pane.

Una volta, attraverso l'Atlantico o le steppe, arrivavano nel bel
paese i Cresi veri, pieni di dollari o di rubli; andavano a visitare
gli studi degli artisti più in voga e si portavano via quadri di
genere e statue di marmo di Carrara; ma da poco in qua l'America non è
la terra promessa, la Russia nemmeno, le statue italiane si fanno per
lo più di gesso, il monte di Carrara non serve quasi ad altro che ai
caminetti.

Quest'è lo stato presente dell'arte in Italia; poco è a sperare che si
voglia mutare per un pezzo.

E non di meno la gioventù italiana è sempre innamorata dell'arte,
sfida la miseria, sopporta allegramente l'appetito e non si dà vita;
non passa mai per il capo dei giovani artisti la tentazione di mutar
carriera, di darsi alla banca per esempio, al tribunale, al commercio;
mentre qualche volta accade il contrario, cioè che un agente di cambio
novellino, pentito d'un'operazione a fine mese mal riuscita, voglia
rosicchiare l'osso spolpato dell'arte.

Giusto, diventato maestro a forza di digiuni, a 36 anni non era
scontento del proprio stato, avendo venduto quaranta volte un Cenacolo
di Leonardo da Vinci, ai Russi ed agli Americani del buon tempo, e
ultimamente ai Tedeschi ed agli Inglesi. Sperava di vendere altri
cento Cenacoli prima di chiudere gli occhi all'eterno sonno; solo gli
rimaneva il dubbio angoscioso che l'affresco di Leonardo, ridotto già
come un'ombra, svanisse interamente prima del tempo. E allora, che
sarebbe di lui e della giovane arte italiana?