Testo - "Distruzione: Poema Futurista" Filippo Tommaso Marinetti

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Mare, divino Mare, io non credo, non voglio
credere che la terra sia rotonda!
Miopia dei nostri sensi! Sillogismi nati morti!
Logiche defunte!...
O Mare, io non credo
che tu malinconicamente t'avvoltoli
sul dorso della Terra
come una vipera sul dorso d'un ciottolo!...
L'han dimostrato i Sapienti,
che tutto seppero misurarti, e che tutte
scandagliarono le tue onde...
E che importa?... Nessun sapiente mai
saprà comprendere il verbo tuo di delirio!...
Sei infinito e divino!... Me lo giurasti, o Mare,
col grave giuramento delle tue labbra schiumanti
che va da spiaggia a spiaggia, ripercosso
dagli Echi attenti e protesi come vedette in agguato.
Me lo giurasti, o Mare,
coll'irosa tua voce, che i tuoni
furiosamente scandono!

Infinito e divino, tu viaggi, o Mare,
come un fiume felice della sua vasta pienezza...
Oh! chi potrà degnamente cantare
l'epitalamio dell'anima mia
che nuota nel tuo grembo immenso?...
E le nubi abbagliate ti fanno cenni d'invito
allorchè senza sforzo ti slanci
nella profondità imperscrutabile
degli orizzonti!...

Come un fiume dall'acque lustreggianti
e venate di fiamme,
tu ti slanci, o Mare,
dirittamante là, negli orizzonti!...
Hanno torto i sapienti che lo negano,
poichè spesso ti vidi, in meriggi d'apoteosi,
folgoreggiar lontano come una spada d'argento
puntata contro l'esasperante perfidia
dell'Azzurro implacabile!...
Rosseggiante e crudele io ti vidi,
implacabilmente brandito
contro il fianco carnale
d'una sera d'aprile agonizzante
fra le capigliature demoniache della Notte!...
O Mare!
O formidabile spada atta a fendere gli astri!
O formidabile spada
sfuggita dalle mani infrante d'un Dio moribondo!...

Ed i Tramonti, i sempre diversi Tramonti,
sono le sanguinanti ferite
che tu apri, o Mare, attraverso il tempo,
per vendicarti! per vendicarti!...
Che ne dicono i Sapienti?
E voi che ne dite, vecchi magici libri,
lambicchi eterni, argentee bilance, telescopi obliqui?....
D'altronde, checchè dicano, hanno torto, i Sapienti,
se negano la tua essenza divina,
poichè solo il Sogno esiste
e la Scienza non è se non il triste
deliquïo d'un Sogno!

Come un fiume sterminato nell'infinito ti sprofondi,
e le flessuose Stelle di zaffiro,
in metalliche vesti
che palpitano e accendonsi alle pieghe,
indolenti si sdraiano sulle tue rive!
Intanto gli Astri imperiosi dagli elmi aguzzi di fuoco,
agili in lor guaìne di smeraldo,
s'ergon sulle tue spiagge, stendendo sui flutti
le loro braccia di luce,
per benedirti, o Mare che t'avventuri
via per le azzurre praterie del cielo,
ove spargi il tuo desiderio eterno
e la tua folle voluttà!...
Radiose vene dello Spazio!
Sangue puro dell'Infinito!

Vennero a sgambettare sui tuoi promontorî i Sapienti,
marionette ridicole
sospese agl'intricati fili delle piogge d'autunno,
per esplorarti, o Mare!...
Tu non sei, per costoro, se non un misero schiavo
senza posa atterrato, senza posa
flagellato sulla sabbia
dai Venti, carnefici tuoi!...

Non si curano, i Sapienti,
de' tuoi singhiozzi, nè della tristezza
sommergente degli occhi tuoi...
Hanno detto che sei l'idropisia d'un mondo decrepito
e che nelle curve della terra t'insinui
come gli umori malsani per entro i meandri
del corpo umano...
Altri ti videro inverdire di fiele, di sanie, di bava,
e farti rosso ai crepuscoli....
Dissero che tu, Mare, senza tregua indietreggi
lontano dalle spiagge, e vai morendo
miseramente disseccato!...
Per essi, non sei che una serpe
di cesellato oro giallo,
che torcesi a guisa di borchia
sul messale aggrinzato della terra...
Ma che importa?... I martelli e i trivelli
della tua voce, sapranno frantumar facilmente
le effimere parole!...

Io che t'amo e t'assomiglio... io che credo
alla tua divina potenza,
canterò la tua marcia trionfale nello spazio
che da parte a parte attraversi
spiegando scintillanti acque solenni
pettinate dai turbini in seno all'Infinito!...
Gonfia tu l'anima mia,
o Mare, come una gran vela d'oro!...
Batti e sommergi, o Mare,
coi tuoi flussi e riflussi di porpora e di raggi
la desolata spiaggia del mio cuore!...

Innumeri stelle nostalgiche sono discese
nella tua maestosa corrente di fiume,
e van frugando a nuoto l'ampio orizzonte,
e spiano attente il lontano
chiaro estuario dalle eterne frescure,
per placare il lor cuore dai rigidi nodi di fiamma,
per calmare l'ardore
delle loro braccia di luce!...

Affrettati, o Mare!...
Tori giganti di vapore, dalle groppe monumentali,
scendon - li vedi? - indolenti verso le tue rive,
trainando gli enormi carriaggi
delle Costellazioni!...
Vengono a dissetarsi alle tue lucide acque,
e dondolan le teste informi
sotto le divergenti corna di fumo,
e grondano dalle froge
innumerevoli mondi che brillano.

Un prodigio? Un prodigio?... Echi sonori,
ripercuotete il grido dello stupore e della gioia!...
Il gran miracolo, o Mare, s'è dunque avverato?
Sì! Sì! Finalmente
nelle mie vene ti sento,
o turbolento Mare, o Mare avventuroso!...
Eccoti in me, come io ti desidero!...
Galoppa or dunque, sotto il tuo gran pennacchio romantico
di scarmigliate nuvole...
inebbriato galoppa nel mio cuor che s'allarga!...
Aizza, aizza l'accanita muta
delle tue tempeste abbaianti,
e coi tuoi lampi le sferza,
perchè feroci s'avventino contro le Stelle nemiche!...